domenica 15 maggio 2011

LAB Padiglione temporaneo nel parco del Kroller-Muller Museum, Otterlo (Olanda), 2004




LAB sta per "labirinto" inteso come metafora della città e della vita urbana: difficoltà di districarsi tra le direzioni, impossibilità di cogliere con chiarezza un punto di ingresso e uno di uscita (ammesso che esista). Labirinto come condizione esistenziale condivisa, da reinterpretare, da rappresentare, da assumere come oggetto di riflessione. Un padiglione, anzi no un un allestimento, anzi no uno spazio aperto, anzi no un istallazione. Un contenitore, non neutro, capace esso stesso di parlare, di raccontare il tema del labirinto...
Il padiglione si trova in mezzo a una radura, la occupa quasi completamente, mentre la foresta fa da sfondo e da cornice. In mezzo, il grande prato diventa parte integrante del padiglione, materiale del progetto esso stesso. E' con la natura che il padiglione vuole dialogare e il dialogo si instaura principalmente attraverso il materiale, l'unico usato: tavole di legno grezzo sostenute da contrafforti dello stesso materiale, che hanno garantito, oltre alla naturalezza dei colori, odori e tatto, anche l'economicità dell'intervento. La scelta del materiale è funzionale all'interpretazione data al labirinto che gioca con il senso di disorientamento e con il contrasto e l'incomunicabilità tra spazi diversi, tra "esterno" e "interno". Il meccanismo utilizzato a questo fine è semplice: lo spazio destinato agli eventi temporanei è il grande prato rettangolare, la trasformazione del percorso perimetrale in un corridoio a cielo aperto, pavimentato con lastre di cemento, da cui è possibile accedere ai diversi spazi che ospitano le opere dei singoli artisti. Questa operazione genera tre spazi chiaramente distinti: un "fuori" dominato dalla presenza della parete in doghe di legno sostenute da montanti verticali, intervallati secondo una cadenza ritmica enfatizzata dalla sequenza dei puntoni diagonali che vi si addossano e che lascia intuire uno spazio introverso e nascosto; lo spazio intermedio un po' ossessivo e claustrofobico del corridoio; e un "dentro" in cui il grande prato risulta come negativo, ritaglio della costruzione degli altri spazi.

Questa installazione ci sembra un ottimo punto di partenza per le nostre riflessioni perché risposta alle nostre esigenze e progetto architettonico che è tante cose insieme: progetto di spazio aperto, organizzazione di uno spazio espositivo, scultura a grande scala, progetto di un giardino, dispositivo percettivo, strumento della visione, percorso sensoriale, messa in forma della collaborazione creativa tra artisti, curatori e architetti.

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